Conosciuto anche come Cumino di Malta, il cumino è una pianta coltivata sin dall'Antico Egitto, il suo nome originario sembra derivare dalla città persiana Kerman, dove veniva prodotto in grandi quantità. Era molto conosciuto nelle antiche civiltà mediterranee, oltre che in Asia, tanto che in Grecia si era soliti mettere un contenitore di cumino a tavola, al pari del pepe odierno. In America invece venne introdotto dai coloni spagnoli.

Il cumino (Cumìnum cyminum L.) si presenta come una pianta annuale dal fusto sottile e ramificato, alta circa 20-30cm, con foglie disposte a pettine.
La droga è costituita dal frutto (quello che erroneamente chiamiamo seme), ed è un achenio laterale ovoidale-fusiforme, di colore verde-giallo al cui interno è presente un singolo seme di colore scuro.
Dai frutti si ricava un olio essenziale ricco in carvone e limonene, dalle proprietà antispastica e digestive, indicati per ridurre la formazione di gas intestinali (anche nei neonati). Per cui il cumino risulta essere una pianta officinale da utilizzare in caso di aerofagia, meteorismo e flatulenza.
Sono stati condotti molti studi sul cumino e sui suoi principi attivi, ma ancora non sono stati trovati dei riscontri positivi su tutte le proprietà che vengono indicate in letteratura.
Infatti nella medicina popolare il cumino veniva utilizzato per diversi disturbi digestivi, tra cui anche diarrea e coliche, anche in ambito veterinario.
Nella medicina indiana, veniva anche impiegato per trattare la lebbra, varie problematiche oculari e come rimedio abortivo.
Tuttavia, l'attività carminativa e antispastica dell'olio essenziale è stata ampiamente dimostrata.
In culinaria il cumino trovava grande impiego per profumare diversi impasti di pane di
segale, ed alcune pietanze di carne, tra cui anche la salsiccia, o i formaggi.
In liquoreria, come anche in profumeria, viene ampiamente utilizzato per dare particolari note speziate ai prodotti.
Il cumino però presenta alcune controindicazioni, difatti se ne sconsiglia l'uso in caso di gravi epatopatie, e soltanto a titolo precauzionale ne viene sconsigliato l'uso in gravidanza e allattamento, preferibilmente da sostituire con il finocchio, che risulta molto più sicuro.
Consultare sempre preventivamente il proprio medico in caso di malessere o malattia.