In cristalloterapia l'ametista è stata sempre una pietra associata alla spiritualità, alla fede e alla saggezza. La sua particolare colorazione violacea, le conferisce un aspetto regale; la sua colorazione può variare da un colore più chiaro, simile al Lilla, spesso chiamato Rose de France; mentre la variante con un viola intenso diventa più pregiata quando al suo interno sono presenti dei "lampi rossastri" ed un colore uniforme violaceo.
Le druse di Ametista si presentano come dei quarzi che anticamente sembrava avessero "intrappolato" acqua. Nella mitologia greca deriva da ἀ-, a- e μεθύσκω, methysko (dal verbo μεθύω, methyo), e significa letteralmente ‘non intossicare’. Amethyst è il nome attribuito a un minerale conosciuto fin dall’antichità, le cui proprietà si pensava aiutassero a placare gli effetti negativi dell’ebbrezza.
Leonardo Da Vinci scriveva che l’ametista possiede il potere di scacciare i cattivi pensieri e di affinare l’intelligenza di chi ne è a contatto.
Il mito di Ametista
Secondo la mitologia greco-romana, la dea Artemide (per i Romani Diana) era una dea bellissima, che amava vivere semplicemente ed in solitudine. Nonostante i numerosi corteggiatori, Diana era una dea quasi impossibile da conquistare. Fra i suoi più grandi ammiratori vi era anche Dioniso (Bacco), dio del vino, che di certo non era un esempio di castità e sobrietà! Egli era particolarmente attratto da Diana ed era pronto a tutto pur di averla. La dea però dal canto suo non aveva alcun interesse per la corte di Bacco, declinando più volte (anche bruscamente) le sue avances. E più Bacco si sforzava per piacere a Diana, più i rifiuti che subiva erano decisi; sembrava proprio ch’egli non sarebbe mai riuscito a conquistarla! Il dio non era abituato a sentirsi rigettato e un giorno, dopo aver subito l’ennesimo rifiuto da parte di Diana, ferito profondamente nel suo orgoglio e quindi colmo di rabbia, bevve più vino del solito. Si sentiva particolarmente inferocito e desiderava riscattarsi, vendicarsi. Mentre rifletteva sulla maniera nella quale avrebbe potuto sfogarsi e vendicarsi, continuava a bere vino, beveva e bramava vendetta. Finalmente ecco il suo piano: Bacco avrebbe ordinato alle sue tigri di divorare la prima giovane donna che avrebbe incontrato sulla sua strada, in modo da mostrare alla pura e casta Diana ciò ch’ella aveva causato ripudiandolo ripetutamente.
Bacco si diresse quindi verso la foresta e la prima fanciulla che incontrò fu la giovane Ametista, che in quel momento si dirigeva proprio al tempio della dea Diana per renderle omaggio. In preda all’alcol, Bacco scatenò le tigri addosso alla povera e indifesa Ametista. In un batter d’occhio le tigri raggiunsero la fanciulla, che ebbe appena il tempo di chiedere pietà e di invocare l’aiuto di Diana. Quando le suppliche della giovane giunsero finalmente a Diana, dea della caccia, quest’ultima si rese conto che sfortunatamente era ormai troppo tardi per salvarla perché le belve le stavano ormai saltando alla gola. Tuttavia, per evitarle ogni sofferenza, Diana trasformò Ametista in un cristallo bianco, purissimo, che le tigri ovviamente non poterono neppure scalfire (sembra che le belve feroci distrussero tutte le loro zanne e da quel giorno maturarono una tremenda fobia per i cristalli).
Testimone dell’intera scena, il dio Bacco si destò improvvisamente dal torpore dovuto alla rabbia e, soprattutto, all’alcol, rendendosi conto della stupidità e atrocità del suo gesto. Dopo tutto, era Diana – e non Ametista! – che aveva deluso le sue fantasie, ricusando le sue avances. Egli fu quindi preso dal rimorso e, con sincera umiltà e disperazione, si inginocchiò di fronte alla statua di Ametista implorando perdono per il suo gesto sconsiderato e terribilmente malvagio (bisogna tener conto che un gesto simile da parte di un dio, ed in particolar modo del dio Bacco, era molto raro nei confronti di un essere umano). Bacco scoppiò in lacrime e versò tutto il vino che gli restava, il “nettare degli dei”, il miglior vino che esistesse su tutto il pianeta, sul cristallo puro di Ametista. Quando il vino e le lacrime del dio si mischiarono a contatto con il cristallo, quest’ultimo come per magia si tinse di porpora, assumendo il colore con il quale noi oggi lo conosciamo.
L’ametista è quindi figlia di una duplice trasformazione: prima, da giovane e bellissima fanciulla diventa un cristallo purissimo, chiarissimo; poi, da cristallo bianco l’ametista si trasforma in un quarzo violaceo, assumendo il colore del vino degli dei. Si dice anche che da quel momento gli dei incominciarono a bere vino in splendide coppe ricoperte al loro interno di ametista, in modo da assorbire soltanto i piaceri dell’ebrezza, senza subirne gli effetti negativi.
Come usare l'Ametista
Come tutte le pietre dure può essere indossata sottoforma di collane, bracciali, o semplicemente portandola con sè.
Benefici dell'Ametista
Innanzitutto, a livello cromatico, l'Ametista viola è collegata al sesto chakra; agendo su tutta la sfera del sistema nervoso; collegata all'acqua.
Tenerla vicina ci permette di osservare i problemi sotto la giusta prospettiva, come se la pietra fosse una lente che ci permette di conoscere meglio noi stessi per raggiungere obbiettivi che sembrano apparentemente insormontabili.
Contrasta l'insonnia, per cui risulta molto utile tenerla vicino al letto, sotto il cuscino o indossare un bracciale di ametista per allontanare i pensieri negativi che potrebbero turbare i nostri sogni.
In cristalloterapia, posizionare l'ametista sul terzo occhio aiuta a superare gli schemi mentali, diventati obsoleti e dannosi per la crescita personale.
Pulire e Caricare l'Ametista
Essendo una pietra legata all'acqua diventa molto facile pulirla semplicemente immergendola per 24 ore in acqua, meglio se piovana, o di fiume. E poi per caricarla basta esporla una notte agli influssi della luna piena o crescente.
Al contrario di tutti gli altri quarzi non va esposta al sole.
Il geode di Ametista è utile per pulire tutte le altre pietre, basta posizionare tutte le altre pietre al suo interno per pulirle e poi lavare il geode in acqua.